Viaggi

Creta - Sulle tracce dello "Sciotauro"

Creta può ben definirsi la culla della civiltà occidentale. I libri di storia ci ricordano che furono i Cretesi i primi a far sorgere nel Mediterraneo una società di mercanti, da cui molto avrebbero appreso i Greci. I resti dei palazzi di Cnosso, Festo, Aghia Triada e numerosi altri siti sono ancora lì a testimoniarcelo. Ma Creta è molto di più: è il luogo dove sono sorti alcuni dei miti che hanno dato origine al nostro immaginario: la nascita di Zeus, il ratto di Europa, il Labirinto, Teseo, Arianna, Minosse, il Minotauro. Creta è anche la quinta isola del Mediterraneo, equidistante dalle coste del Peloponneso e dalla Libia. Alle più affollate e turistiche località della costa nord corrisponde la selvaggia costa sud. L'interno dell'isola, estremamente accidentato, ha reso la vita difficile a chiunque abbia cercato di soggiogarne i fieri abitanti, da sempre gelosi custodi della propria autonomia e indipendenza. Le sue montagne sono alte fino a 2500 metri, e sono note ai più soprattutto per le spettacolari escursioni estive alle Gole di Samaria o per le lunghe traversate rese impegnative dall'esiguità dei supporti e dalla scarsità di acqua.

Quello che non molti sanno, è che queste montagne si coprono di uno spesso manto di neve che le rende normalmente percorribili con gli sci per almeno 3 mesi all'anno. Tra gli anfratti dei massicci montuosi - i Lefka Ori, o Montagne Bianche, a ovest; lo Psiloritis, o Monte Ida, al centro; il Dikti a est - ci è giunta voce dell'avvistamento di un mitico essere dalla testa di toro e il corpo di sciatore: lo Sciotauro. Alla ricerca dello Sciotauro, dunque, ci siamo mossi nel febbraio 2006. In tutto 11 ardimentosi guerrieri achei, nell'ambito delle attività organizzate dal Gruppo Alpinisti Sciatori (GAS) della SAF di Udine. Lo Sciotauro lo abbiamo avvistato solo da lontano, l'ultimo giorno: stava scendendo a larghe curve lungo lo spettacolare versante nord del Pachnes, nei Lefka Ori. O almeno così ci è sembrato, forse provati dal gelido bivacco e dalle abbondanti libagioni che lo hanno preceduto. Ma ci è rimasto il ricordo di un viaggio affascinante, nel quale abbiamo mescolato belle avventure, profumi e sapori mediterranei, il piacere del turismo fuori stagione, e anche, certo, qualche interessante sciata. Non si va certo a Creta per la sciata in sé e per sé: sulle Alpi e sull'Appennino troverete sicuramente di meglio per soddisfare la vostra voglia di pennellare curve e conquistare vette prestigiose.

Nemmeno ci si va per sentirsi degli eroi della Lotta con l'Alpe: tolta qualche difficoltà soprattutto organizzativa, e con l'ovvia precauzione richiesta per muoversi su terreni isolati e impervi, poco descritti e ancor meno battuti, l'avventura cretese non comporta difficoltà particolarmente epiche ed è alla portata di ogni scialpinista con una certa esperienza. Ma quale altra montagna vi permette di sciare immersi nel mito, dove ogni luogo vi rimanda lontani ricordi di storie che affondano nella nostra memoria? Anche chi fosse insensibile alle suggestioni mitologiche rimarrà comunque affascinato da queste montagne circondate dal mare, così vicino che sciando ci si sente come su un trampolino in procinto di tuffarsi; e poi dai paesaggi quasi lunari disseminati di crateri e voragini, dai contrasti di colori della neve sopra gli aranceti, dal mondo pastorale incontaminato, dalla simpatia della gente, dalla dimensione avventurosa e picaresca di uno scialpinismo che è pur sempre di ricerca, quasi completamente privi di riferimenti nelle guide e nella cartografia.

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Itinerari

Scialpinismo a Creta - Monte Ida

Difficoltà: BS
Tempo salita: 4-5 ore
Punto di partenza e arrivo: strada che da Anoghia sale alla Grotta Idea (1450 m circa)
Dislivello: 1000 m + circa 400 m di contropendenze, sviluppo di 6 km circa Orientamento: abbastanza difficile soprattutto nella parte alta; sconsigliabile con scarsa visibilità
Cartografia: F&B 1:50:000, resa del terreno abbastanza buona
Logistica: la località di Anoghia è abbastanza grande, ma all'epoca del nostro viaggio non abbiamo trovato nemmeno un albergo aperto; abbiamo ripiegato sull'agriturismo Enagron, nella vicina località di Axos.

Informazioni generali
Il Monte Ida è un massiccio isolato orientato in senso NW-SE, che si staglia all'orizzonte come un'enorme prua di nave, ben visibile a grande distanza. E' caratterizzato da un largo crestone sommitale costituito da più rilievi distinti, che culminano nella cima più occidentale, il Timios Stavros, 2458 m. Lungo la cresta si staccano anche l'Angathias, 2424 m; il Vouloumenou, 2267 m; il Koussakas, 2209 m. E' circondato da ogni lato da pendii ripidi; una specie di vallone ne incide più dolcemente il versante SE. Ricorda vagamente per la struttura il massiccio della Maiella con le sue caratteristiche "rave" e i suoi vasti e tormentati altipiani sommitali. La salita con gli sci inizia da un luogo mitologico, la Grotta Idea, aperta sul fianco orientale del monte. Qui si racconta che Zeus fu nascosto dalla madre Rea al padre Crono che voleva divorarselo; il giovane dio, allattato dalla capra Amaltea e protetto dal fracasso dei Cureti che battevano sugli scudi per coprirne i vagiti, poté così crescere e vendicarsi del padre, conquistando il trono degli dei. Per la verità c'è un altro luogo cretese che con questo si contende l'onore, la grotta collocata sulle pendici del Dikti. Entrambe sono molto visitate dai turisti in stagione estiva.

Relazione dell'itinerario
Alla grotta si accede per una lunga e tortuosa stradina che si diparte da Anoghia, ultimo centro abitato, situato a circa 1 ora da Iraklion. La strada procede in direzione S, poi nei pressi di una chiesetta a q. 1443 aggira un cocuzzolo e si dirige verso W, terminando nei pressi della taverna Analipsis, chiusa in inverno. La strada non è sempre sgombra dalla neve; noi abbiamo dovuto fermarci a 1540 m in località Euriskos, da dove l'abbiamo seguita a piedi (circa 1 ora supplementare in leggera discesa). Poco dopo un bivio diretto a una stazione sciistica abbandonata, dove la strada comincia a scendere verso la taverna, si arriva ai piedi del fianco E del monte, che presenta un pendio molto ripido inciso da alcuni canali superficiali. In funzione delle condizioni della neve, si sale da qui direttamente puntando leggermente a sinistra scegliendo il percorso meno ripido (la pendenza si aggira sempre sui 30-35° o più), fino a raggiungere la dorsale principale. Seguirla verso destra aggirando qualche cocuzzolo fino alla cima del Koussakas. Scendere un centinaio di m, anche tenendo le pelli, e risalire alla successiva cima del Vouloumenou; senza raggiungerla, cercando di non perdere troppa quota, ci si abbassa alla successiva valletta e si risale un uniforme pendio che porta alla larga e poco delineata cima dell'Angathias. Da qui il crestone si abbassa ancora leggermente per poi risalire con moderata pendenza, lungo ancora 1 km circa, alla cima più alta, sulla quale è collocato un ricovero di fortuna. In discesa si segue il percorso di salita; conviene non risalire al Vouloumenou, ma abbassarsi nel vallone verso SE e, nel punto più opportuno, traversare a mezza costa finché con bella discesa si raggiunge il fondo della depressione che separa questa cima dal Koussakas. Molto bello e sostenuto il tratto dal Koussakas alla base: circa 700 m a 35-40°. E' anche possibile scendere da una delle cime sul fianco NE, puntando all'ex stazione sciistica, dalla quale con un largo giro lungo la strada si ritorna alla base.

Scialpinismo a Creta - Monte Psilafi

Difficoltà: BS
Tempo salita: 3-4 ore
Punto di partenza e arrivo: Altopiano di Omalos (1000m circa)
Dislivello: 950 m
Orientamento: abbastanza difficile; sconsigliabile con scarsa visibilità
Cartografia: RE 1:100.000, resa del terreno men che mediocre
Logistica: Omalos si trova a oltre un'ora di strada da Hanià. Ottima ospitalità in locanda, ma nessuna possibilità di acquistare generi alimentari o alcunché di altro.

Relazione dell'itinerario
Lo Psilafi è il primo rilievo di una certa importanza della catena dei Lefka Ori, caratterizzato da due cime di quasi uguale altezza, con vista magnifica sul mare da tre lati. Da Omalos si segue la strada diretta alle Gole di Samaria, costeggiando l'altopiano fino a un bivio posto alla sua estremità meridionale; qui si prende a destra e si prosegue per poche decine di m fino a un ulteriore bivio da cui si stacca a sinistra una stradina sterrata, che si risale in auto fin dove possibile. Proseguire a piedi lungo la traccia della strada che presto scompare, fino ad arrivare a una biforcazione della valle. Prendere quella di destra, risalire l'alveo del torrente destreggiandosi alla meglio tra i massi in alcuni punti. Dopo una strettoia, risalire più comodamente tenendosi sul lato sinistro; guadagnare un po' di quota sempre attraversando, oltrepassare una dorsale oltre la quale si imbocca a sinistra un bel valloncello. Risalirlo finché si chiude; poco prima salire direttamente a destra per un pendio molto ripido (35-40°) e raggiungere la sommità della dorsale che delimita un piccolo circo, oltre il quale appare, finalmente, la cima. Attraversare il circo, aggirare alcuni cocuzzoli e portarsi così ai piedi della bella pala finale. Risalirla su ampi pendii moderati (25-30°) per circa 300 m fino in cima. In discesa si segue la via di salita con numerosi tratti di bella sciata; dovrebbe essere anche possibile percorrere la piatta cresta fino alla seconda cima, situata un po' più a E, dalla quale si scende direttamente fino alla biforcazione della valle incontrata in salita.

Relazione

Scialpinismo a Creta - Traversata Lefki Ori

Informazioni generali La traversata dei Lefka Ori è senza dubbio il clou dell'avventura cretese e quella che meglio rappresenta la tipicità dell'isola. Forse meno interessante dal punto di vista sciistico, senz'altro la più affascinante per l'ambiente che si attraversa e per le difficoltà tecniche legate soprattutto alla logistica, all'orientamento e all'interpretazione del terreno. Il gruppo centrale dei Lefka Ori è caratterizzato da alcuni massicci principali (Melindaou, Pachnes, Grias Soros, Kastron) e innumerevoli cime tutte uguali, di forma conica, che creano un paesaggio molto caratteristico; non ci sono valli delineate, piuttosto un labirinto di valloncelli e gole, inframmezzati continuamente da voragini e fenditure anche di enormi dimensioni che costringono a continui giri viziosi e perdite di quota; quelle più piccole, che sono coperte dalla neve e magari non si vedono, non sono per questo meno subdole e richiedono attenzione.

Questo mondo lunare presenta caratteristiche simili a quelle di un enorme ghiacciaio pietrificato (il paragone è senz'altro azzardato ma serve a rendere l'idea del tipo di pericoli da cui guardarsi, soprattutto quando si tolgono gli sci). Il carsismo è sviluppatissimo, qui come su tutta l'isola (non per niente a Creta ci sono alcune delle grotte più profonde d'Europa). La struttura del terreno è chiaramente modellata, oltre che dall'acqua, dal vento che soffia sempre impetuoso; ciò non ha solo effetti sulla marcia, spesso resa difficoltosa dalle raffiche, ma anche sulla neve che alterna ovunque tratti privi di consistenza, firn estivo ("sale grosso") e lastre di ghiaccio compattissimo a qualunque ora del giorno. Questo richiede attenzione soprattutto nei lunghi traversi (nel dubbio meglio mettere sempre i coltelli per non trovarsi in difficoltà su improvvisi tratti ghiacciati). La traversata si può effettuare in vari modi, anche in funzione dell'innevamento. Idealmente, si può immaginare una croce che ha al suo centro il bivacco Katsiveli (dove si pernotta in ogni caso) e agli estremi Omalos (rif. Kallergi) a O, Askifou a E, il rif. Volikas a N e Limnia o Agios Ioannis a S. Il percorso da noi scelto è quello O-E, con partenza ad Omalos e arrivo ad Askifou. Questo percorso è segnato pressoché interamente con paline (sentiero europeo E4); ciononostante seguire la traccia estiva non è sempre possibile o conveniente.

L'orientamento, anche in questo modo, è problematico, soprattutto il secondo giorno. Il percorso sciisticamente più interessante è probabilmente il percorso O-S con attraversamento del massiccio del Pachnes, ma noi l'abbiamo dovuto scartare causa scarso innevamento. Lungo la traversata si incontrano numerose cime che si staccano di qualche centinaio di m sopra il percorso principale. Raggiungerle significa la possibilità di effettuare discese molto belle, ma anche un significativo aumento del dislivello, già di per sé non banale, e difficoltà di orientamento in assenza di riferimenti sulla carta.

Difficoltà
BSA
Punto di partenza
Altopiano di Omalos, bivio per rif. Kallergi (1000m circa)
Punto di arrivo
Askifou
Dislivello in salita
I giorno: 600 fino al rif. Kallergi, 500 fino al Melindaou, 200 per salire al biv. Katsiveli (nominali; molte contropendenze e saliscendi); sviluppo di 12 km circa; II giorno: 450 m fino al Grias Soros (ma ancora più nominali, con perdite di quota e saliscendi anche di 100-200 m alla volta); sviluppo teorico di 18 km circa, in realtà molto maggiore; Tempo totale
I giorno: 2 ore al Kallergi, 5-6 ore dal Kallergi al Katsiveli; II giorno: 8-10 ore
Orientamento
I giorno: abbastanza difficile; II giorno: molto difficile; assolutamente sconsigliabile con scarsa visibilità. Per tutte le deviazioni dal percorso principale segnato, orientamento molto difficile. I numerosi ostacoli naturali (gole, doline etc) non sono quasi mai riportati dalle carte, per cui il GPS risulterebbe poco utile.
Cartografia
Il percorso del I giorno è coperto dalla F&B 1:50.000, ma con numerose imprecisioni (in particolare la strada iniziale dal rif. Kallergi fino alla Hirtensattel e oltre è segnata in modo errato; resa del terreno nel tratto centrale (Melindaou-Katsiveli) discreta. Per il II giorno questa carta copre solo il tratto fino al Grias Soros, con resa del terreno passabile. Da qui in poi occorre basarsi sulla RE 1:100.000, con resa del terreno molto approssimativa e soprattutto un errato tracciato del sentiero principale.
Logistica
Omalos si trova a oltre un'ora di strada da Hanià. Ottima ospitalità in locanda, ma nessuna possibilità di acquistare generi alimentari o alcunché di altro. Fare la spesa per la traversata ad Hanià. Il ritorno al punto di partenza è problematico. Ad Askifou passa una corriera che collega Hora Sfakiòn con Hanià, da dove un'altra corriera porta a Omalos, in entrambi i casi con orari poco comodi. Può essere conveniente contrattare con un taxi il passaggio fino a Omalos per riprendere i propri mezzi (circa 2-3 ore di auto). Meglio pensarci in anticipo perché ad Askifou nessuno è in grado di trovarvi un numero di telefono per i taxi, e non c'è nessun alloggio. Pernottamento I giorno: Omalos (o Rif. Kallergi se riuscite a farvelo aprire); II giorno: biv. Katsiveli, 8 posti; acqua solo di fusione, manca qualsiasi suppellettile, ma l'interno è decoroso.
Materiale
Attrezzatura normale da scialpinismo; coltelli indispensabili in molti tratti; pelli di foca in perfetta efficienza, pelli di ricambio, colla e scotch (si devono effettuare almeno 3 o 4 cambi pelli al giorno); attrezzatura da bivacco (sacco a pelo, fornello, pila, viveri, pentola grande per fondere neve). La tenda non è necessaria, ma può essere prudente averla con sé in caso di soste forzate. Piccozza e ramponi leggeri non li abbiamo mai usati, ma non si sa mai.

Informazioni

Non ci sono voli diretti dall'Italia a Iraklion, ma ci sono ottime combinazioni che fanno scalo ad Atene. Conviene contrattare prima con la compagnia per il trasporto di sci e materiali. Un tempo c'era una nave che faceva servizio diretto da Trieste a Creta, ma è attualmente sospeso. Con qualche giorno in più a disposizione, si possono studiare percorsi alternativi con scalo a Patrasso. Il periodo migliore per lo scialpinismo è tra febbraio e marzo. Le condizioni variano da un anno all'altro, e vale la pena di informarsi sul posto prima di partire. La neve di solito abbonda sopra i 1400-1500 metri. Il nostro viaggio si è svolto a fine febbraio 2006; le condizioni di innevamento erano abbastanza buone, anche se la neve scarseggiava sui versanti sud. I diversi massicci sono isolati tra loro, dunque è necessario organizzare gli spostamenti da una zona all'altra, il che richiede parecchio tempo; la viabilità è pessima, gli incroci e i bivi segnalati da cani, i guidatori tra i peggiori d'Europa, come stanno a testimoniare le decine di altarini ed ex-voto lungo tutte le strade. Noi abbiamo noleggiato dei furgoni, soluzione che può convenire a meno di non voler raggiungere l'isola in nave con mezzi propri. I mezzi pubblici hanno orari abbastanza imprevedibili.

E' quasi sempre possibile contrattare un trasporto con qualche tassista più o meno autorizzato, ma meglio evitare di farlo con tutta l'attrezzatura al seguito. Per la logistica in fondovalle, è consigliabile organizzarsi con un certo anticipo. L'interno di Creta offre servizi molto spartani anche d'estate (figuriamoci in inverno). Non avrete difficoltà a pernottare nei centri principali della costa settentrionale (Iraklion, Rhetimno, Hanià), mentre all'interno e sulla costa sud il problema principale sarà trovare qualcosa di aperto. Per fortuna nella località di Omalos, punto di partenza nel cuore dei Lefka Ori, esiste almeno una locanda sempre aperta. Tutte le gite si svolgono in ambiente severo per l'isolamento e il terreno quasi mai banale. Abbiamo valutato tutte le gite effettuate di difficoltà BS, anche se in alcuni casi abbiamo dovuto superare pendii molto ripidi, fino a 40°, comunque mai tali da creare eccessivi problemi. Le difficoltà alpinistiche si riferiscono soprattutto all'orientamento e alla necessità di completa autonomia. Si sconsiglia nel modo più assoluto di percorrere questi itinerari con tempo incerto o con cattiva visibilità. Se il mito del Labirinto è nato proprio a Creta qualche motivo ci sarà; per fortuna almeno sui Lefka Ori intervengono, a mo' di filo di Arianna (parziale), le paline segnaletiche del sentiero E4. Oltre agli itinerari da noi percorsi l'isola offre anche altre opportunità. Il monte Dikti, a est, si può salire senza troppe difficoltà dall'altopiano di Lassithi lungo il crestone SW. Anche sui Lefka Ori e sullo Psiloritis vi sono numerose altre possibilità, per le quali il principale problema consiste nell'avvicinamento e nella logistica. Per la cartografia, esiste una discreta Freytag&Berndt in scala 1:50.000, che copre alcune delle zone principali (ma non la parte occidentale e orientale dei Lefka Ori); essa è tuttavia lacunosa e approssimativa, oltre che poco aggiornata, e non va seguita ciecamente. Noi l'abbiamo recuperata presso la libreria online L'Escursionista (www.escursionista.it). In alternativa, esistono solo carte 1:100.000 che si trovano nelle librerie dei centri principali, ma la cui utilità è abbastanza limitata se non per una visione d'insieme (noi abbiamo utilizzato quella della Road Editions).

Il clima in inverno è molto variabile. Può fare discretamente caldo, ma anche molto freddo. A noi è andata tutto sommato bene: su 7 giorni totali, almeno 3 di tempo splendido, 2 così così, 2 orrendi. Altri che ci hanno preceduti hanno avuto meno fortuna, e per una settimana hanno visto solo pioggia e nuvole. Bello o brutto che sia il cielo, in montagna soffia sempre un vento impetuoso, che può rappresentare un buon test per quanti intendano poi cimentarsi con la Patagonia. Non sono rare nevicate abbondanti anche in marzo o aprile. La neve si trasforma molto velocemente data la prossimità del mare, ma il pericolo di valanghe non è certo assente. Suggeriamo di programmare almeno un paio di giorni supplementari per l'eventualità di brutto tempo (male che vada potrete sempre trascorrerli visitando i siti archeologici e i musei, o dedicandovi allo struscio serale nella vivace Iraklion, sede di una delle più rinomate università greche, dove peraltro noi siamo riusciti a strusciare solo una portiera del pulmino preso a noleggio). I tempi delle gite vanno calcolati con molta generosità, sia per lo sviluppo in genere notevole sia per la non remota eventualità di errori di percorso. Il materiale deve essere in perfetta efficienza anche perché sarà molto difficile per non dire impossibile trovare ricambi o riparazioni sull'isola. Per propiziare la buona riuscita della spedizione è consigliabile fare sacrifici a Zeus (che non tuoni), Apollo (perché splenda il sole), Pallade Atena (perché non faccia scendere la nebbia) ed Eolo (perché il vento vi risparmi un po'). Attenti a Thalos, gigante bronzeo costruito da Efesto, che scaglia pietre dalla cima contro gli stranieri (non è uno scherzo, è un mito cretese autentico, e noi a un certo punto sul monte Ida siamo stati investiti da un'autentica sassaiola di pietre dall'alto).

Per informazioni e consigli, l'Oracolo di Delfi dispone di una sezione staccata presso la sede del Club Alpino Greco ad Hanià. Come tutti gli oracoli si esprime in modo sibillino e contraddittorio (5 persone ci hanno consigliato 5 cose diverse). Se ci riuscite, provate a recuperare un vecchio articolo di Renzo Barbiè pubblicato dalla Rivista della Montagna nello speciale "Dimensione Sci", datato febbraio 1985. Per ulteriori informazioni contattare Antonio Massarutto (antonio.massarutto@uniud.it) o Sebastiano Parmegiani (sparmegiani@hotmail.com). Per informazioni sull'attività del GAS, contattare emailgas@email.it). Quest'anno, più o meno nello stesso periodo, abbiamo in programma di continuare la serie fortunata del "fàmolo strano" con un tour nella Sierra Nevada spagnola.

Varie / Altro

Scialpinismo a Creta - Traversata Lefki Ori

Relazione Il punto di partenza è il rif. Kallergi (chiuso in inverno), che si raggiunge da Omalos in circa 2 ore per strada sterrata; in assenza di neve, questo tratto si può percorrere in auto, meglio fuoristrada (servizio taxi offerto dal gestore della locanda di Omalos con il suo pick-up). Dal rifugio si prosegue lungo la strada che costeggia la cresta principale (si devono attraversare pendii molto ripidi e ghiacciati se la strada è coperta dalla neve); oltrepassare un caratteristico ovile, proseguendo ancora per un breve tratto fino a un belvedere a forma di gazebo che domina l'alpeggio di Bouria. Qui lasciare la strada e salire a destra lungo un valloncello (iniziano le paline del sentiero E4). Seguendo le paline si piega a sinistra raggiungendo una selletta che dà l'accesso a un vasto plateau. Attraversarlo sempre paralleli alla cresta principale fino a un'altra selletta, poi con un ripido mezzacosta in leggera salita raggiungere la cresta principale e salire alla vetta del Melindaou, 2133 m. Lungo il versante E calare per 300 m entrando in un bel valloncello che si segue a lungo in leggera discesa verso S fino a immettersi in un vallone più grande. Scendere lungo questo per un breve tratto, poi (attenzione alle paline) tenersi sulla sinistra per aggirare in mezzacosta il fianco del rilievo quotato 2125 F&B. Da qui rimettendo le pelli si raggiunge un nuovo valloncello che, questa volta in salita, supera una serie di balze e di doline e con alcuni giri tortuosi raggiunge infine il bivacco Katsiveli; il bivacco invernale si trova nella prima costruzione al centro della conca, a volte semisommersa dalla neve, mentre il rifugio vero e proprio, sulla sella sovrastante, è chiuso.

Se si arriva al bivacco abbastanza presto, è consigliabile lasciare i bagagli ed effettuare la salita di una delle cime circostanti, tutte molto simili e dalla caratteristica forma conica; o, se si hanno gambe e almeno 3-4 ore a disposizione, salire l'invitante monte Pachnes, 2453 m, che espone a N un magnifico pendio di circa 500 m. La seconda tappa è più impegnativa. Deviando dal sentiero E4, dal bivacco si sale lungo un valloncello in direzione SE fino a una selletta, oltre la quale si apre un mondo veramente lunare, un vasto altopiano disseminato di enormi doline e crateri. Tenendosi alti sulla sinistra con un giro tortuoso, si traversa a lungo in mezzacosta (tratti ripidi) fino a un'alta selletta ai piedi del rilievo conico quotato 2337 F&B. Oltre questa selletta, una grande voragine sbarra la strada; risalire perciò per un tratto verso la cima costeggiandone il bordo, finché è possibile scendere direttamente al suo fondo.

Sempre in assetto da discesa, si supera un lungo traverso in mezzacosta fino a un piccolo plateau ai piedi dell'ennesimo cono (che è il Grias Soros, terza cima dell'isola e seconda del massiccio dopo il Pachnes); attraversare ulteriormente sempre in mezzacosta ai suoi piedi fino a raggiungere la sella posta a N di questa cima, dove si incontrano nuovamente le paline segnaletiche. Oltre la sella si scende per un breve tratto in un canale, cercando di non perdere quota; traversando ancora in mezzacosta sempre ai piedi del Grias Soros, si raggiunge una nuova selletta a E della cima. Rimettere le pelli e proseguire guidati dalle paline con lunghi saliscendi aggirando un cocuzzolo dopo l'altro. Si attraversano così due successive conche, con tratti di discesa di 2-300 m e successive risalite (le une e le altre evitabili con dei lunghi traversi a mezza costa). All'ennesima selletta, ormai in vista del vicino Kastron, scendere su pendii aperti fino a un falsopiano da cui si risale in breve alla selletta alla base di questa cima, da dove si apre la vista verso il mare. Thalassa! Thalassa!, si sarebbe portati ad esclamare, intuendo la meta vicina: ma invece l'anabasi non è ancora finita.

Da qui l'itinerario estivo sale per un tratto verso la cima e attraversa in alto, su terreno molto ripido e impegnativo. Dovrebbe essere anche possibile, come indicato da alcune relazioni, raggiungere la cresta sommitale e percorrerla tutta, scendendo poi direttamente verso l'altopiano del Tavri (col senno di poi, questa dovrebbe essere la soluzione migliore). Il percorso da noi seguito (illudendoci che fosse il più facile e diretto) si tiene ancora in mezzacosta lungo il fianco del Kastron e attraversa fin quasi all'estremità successiva dell'ampio vallone; qui (dove ci siamo resi conto dell'errore, troppo tardi per rimediare) scendere abbastanza ripidamente per circa 200 m paralleli alla dorsale che delimita il vallone, finché si può facilmente valicarla e scendere sul versante opposto ancora per 300 m di dislivello circa, obliquando sempre verso destra. L'obiettivo è quello di aggirare questo versante del Kastron al di sotto di una zona più scoscesa ma senza scendere troppo verso il fondo del vallone. Dove finisce la neve, incomincia il calvario: con gli sci in spalla si deve percorrere un terreno estremamente accidentato e sbarrato continuamente da doline, inghiottitoi e fenditure a volte seminascoste da chiazze di neve (delle quali è meglio sempre diffidare). Guidati soprattutto dall'intuito, ogni tanto da qualche traccia che presto si perde, con continui saliscendi, giri viziosi e perfino qualche passaggio di II grado, si arriva finalmente alle costruzioni presso la fine della strada che giunge da Askifou.

Finite le tribolazioni ma non le fatiche, ci aspettano ancora un paio d'ore di marcia lungo la strada che costeggia l'altopiano di Tavri e poi scende verso valle. Si lascia a destra la bianca costruzione del rif. Tavri (chiuso) e si prosegue fino a un gruppo di case (fontana), dove conviene abbandonare la strada per prendere il più diretto sentiero che cala verso E e si ricongiunge con la stessa strada 300 m più in basso, ormai prossimi alle case di Askifou.

Testo e foto
Antonio Massarutto
Sebastiano Parmegiani

Club alpino greco - Hanià Libreria L'Escursionista www.escursionista.it
GAS - Gruppo Alpinisti Sciatori, Società Alpina Friulana, Udine: emailgas@email.it